NARDO' - Caro direttore, “come si cambia per non morire”?
Così cantava qualche anno fa una bravissima Fiorella Mannoia.
Credo questa esternazione non sia solo personale ed introspettiva, mauna profonda riflessione sulla vita delle persone e delle comunità. E vorrei tentare di tracciare un profilo, sempre più fosco, delle nostre esistenze. In ogni modo ambivalente, da una parte siamo un popolo pigro, statico ed apatico sopraffatto dai social media, che non ha più voglia di progredire, ad esempio di leggere. E dall’altra invece qualcuno ha ancora la forza di, appunto, cambiare per non morire.
Partiamo dalle edicole per la vendita dei giornali. Negli ultimi anni c’è stato su Lecce un calo del 13%, secondo la ricerca di Unicamerale. Dato questo peggiore rispetto a Bari e Taranto.
Sono almeno 20’anni, davanti all’indifferenza generale dei politici ed amministratori, che le edicole stanno chiudendo i battenti. Quei simpatici (anche artisticamente e piacevolmente ben decorati) chioschietti che era un piacere recarsi a comprare, ogni giorno, il giornale. Dove avvertivi il profumo della carta e dell’inchiostro, stampata di fresco. A Nardò negli ultimi dieci anni sono state chiuse almeno quattro edicole.
Così che la famosa "liberalizzazione" di fine anno 2000 ha portato ad un collasso diffuso sul tutto il territorio nazionale.
Questo significa la fine della carta stampata? Così facendo si vuole inviare, all'opinione pubblica, un avvilente messaggio, “La gente non compra più i giornali, e le edicole chiudono”.
Pertanto il digitale è la scelta obbligata per essere informati? Non dovrebbero forse essere i governi a prendere atto di questa nuova realtà e sostenere gli editori? Anche perché i soldi dal digitale è difficile o impossibile prenderli.
Certo, un dato è indiscutibile la gente legge sempre meno la carta stampata, perché più distratta dai social, anche impigrita, in un’era moderna dell’immagine che si mostra senza progresso.
Però c’è, in questi giorni, un’idea singolare che è venuta ad un signore di Nardò, un edicolante di vecchia data che non si è perso d’animo.
Questo signore è Salvatore Malerba, che era destinato, come tanti altri prima di lui, a chiudere l’attività. Penso ad esempio ad Antonella che chiuse la sua edicola in via Raho. In quell’attraente piazzetta-percheggio dove fino a qualche anno fa quel chioschetto, ero abituato a fermarmi, con piacere, per discutere con altri compagni ed amici.
Ecco, le edicole hanno svolto anche questo ruolo, di sano ed onesto incontro quotidiano, con scambio dialettico-democratico di idee.
Dunque, anche Salvatore – si pensiamo gli alti cosi delle bollette, all’affitto e ai “mai sazi” commercialisti- rischiava la scomparsa della sua edicola. Lui ha pensato bene di trasferirsi presso un supermercato, in Via Aldo Moro. Lì dove ogni giorno circolano centinaia di persone, famiglie che insieme all’acquisto della pasta, del latte e della verdura, saranno incentivati a comperare il quotidiano, in forma cartacea.
L’idea di Salvatore, nei grandi centri commerciali, è stata esperimentata già anni fa con successo, mentre nei nostri paesi è raro.
Ma Salvatore non si è perso d’animo ed ha voluto, in barba a tutte le previsioni negative, con fatica (perché non è più un ragazzo) inventarsi qualcosa di nuovo a Nardò. E in questo modo sta risalendo il declivio. Si è rimesso alla prova per non perire e, volesse il cielo, incoraggiare la gente alla lettura di libri e giornali.
In pratica sta cercando di “cambiare per non morire” .
Maurizio Maccagnano - sindacalista dissidente