NARDO' - Caro direttore, il nostro mondo può ancora essere salvato dai ragazzini?
Quest’anno le due classi IV A e IV B della Scuola elementare di Via Crispi, hanno messo in scena, presso il Teatro Comunale di Nardò, una rappresentazione teatrale tratta dal romanzo breve di Charls Dickens dal titolo originale “A Christmas Carol”, Il Canto di Natale.
Per questa suggestiva, ed educativa, rappresentazione devo riservare un plauso particolare alle ragazzine e ai ragazzini che la sera del 22 dicembre, u.s., sono stati capaci d’interpretare un autore di notevole interesse letterario.
Inoltre, un elogio va alle insegnanti per la sensibilità, l'acume intellettuale che hanno dimostrato nell’aver proposto uno degli scrittori dell’800, ancora oggi molto letto e famoso.
Tra l'altro Dickens viene esibito (e non può che far piacere) oggi in un periodo storico dove vengono riproposti autori alla Marinetti o D’Annunzio, che esaltano la guerra, la distruzione ma anche un “Io narcisistico”, una poesia introspettiva, una ripetizione sterile di contemplazioni bucoliche.
Dickens, mette al centro, e allo scoperto, della sua storia un protagonista, il sig. Ebenezer Scrooge, che è alla continua ricerca spasmodica del denaro (come diceva Sigmund Freud, è lo sterco del diavolo) dell’avarizia e dello sfruttamento degli uomini. Cattivi sentimenti da aborrire.
Scrooge è un taccagno, uno spilorcio, ammantato di perfidia, che sapeva solo abusare dei lavoratori per arricchirsi. Un uomo che non aveva passioni, e quel che è peggio disprezzava il Natale.
Ma nello stesso tempo un uomo solo. Ed è appunto partendo da questa solitudine, del vecchio Scrooge, che Dickens cerca di riaccostarlo all’umanità, farlo rinsavire perché ritorni ad essere sé stesso.
Ma come?
Attraverso un bimbo, dal fisico sgraziato, il piccolo Tim figlio sfortunato dell’impiegato Bob Cratcht. Un ragazzo umile e gentile.
L’incontro con questo bimbetto cambia tutto. Scrooge alla sola vista, e nell'ascoltare le parole di Tim trema si ritrova, si accorge di avere ancora tempo e spazio per il bene.
E qui introduco, umilmente, un’altra autrice, questa volta del ‘900, Elsa Morante.
Nel suo libro “Il mondo salvato dai ragazzini”, parla di ragazzi, di giovani che sono visti come rivoluzionari per natura e vitalismo, una speranza forte di fronte alle manchevolezze della maturità che si considera ipocrita, rassegnata, preda delle sue paure e conservatrice; questi giovani, per la Morante, sono l’unico pubblico in grado di ascoltare ancora la voce dei poeti.
Ecco, precisamente attraverso la poesia, il fare del bene e l’amore narrato da questi scrittori, ed interpretato da ragazzini, si possono sensibilizzare e formare i tanti adulti, come il sig. Scrooge, alla gentilezza ad un senso etico profondo della vita.
Dickens ci dice che, anche con piccoli gesti, si può arrivare all'annullamento dei mali sociali, migliorando il benessere delle persone che ti stanno accanto.
Maurizio Maccagnano, sindacalista dissidente