NARDO' - Il delitto della povera Giulia può essere “usato” per rilanciare vecchie, e logore, teorie reazionarie?
Ogni volta che una donna viene stuprata o uccisa dall’ex, compagno o marito, emergono dagli abissi della società gli esperti tuttologi, i promotori di manicomi, ghigliottine e patiboli.
Lo dico, ahimè, perconoscenza diretta: la culturapatriarcale-maschilista ancora oggi è incoraggiata in alcuni consultori familiari, presunte associazioni per le famiglie , dove le donne si rivolgono per chiedere aiuto; in taluni tribunali ed uffici sociali di ambito da assistenti sociali, Ctu e giudici.
Si cerca, sempre e comunque, di favorire il maschio violento, contro una madre (sovente descritta nelle relazioni tecniche) simbiotica e malevola, che aliena il figlio dal padre. Già questo basterebbe a dare l’idea di cosa costituisce ancora oggi, nel 2023 e non nel medioevo, l’incontrastato potere misogino verso le donne.
Pertanto, stante questa situazione, dannatamente diffusa e appoggiata nella nostra società, gli uomini che stuprano e assassinano sono figli legittimi(?) di questa “cultura dello stupro e degli eccidi contro le donne”.
Si sente spesso dire ‘non tutti gli uomini’. Tutti no, ma sono sempre uomini, e nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia.
Invocare la riapertura dei manicomi, per chi uccide un donna, per mettere in soffitta la legge Basaglia del 1978 (forse molti non sanno che non prevedeva di lasciare liberi i matti) non risolverà il dramma dei femminicidi.
Si vuole questo per un ritorno alla legge 36 del 1904? Legge che prevedeva venissero internate nei manicomi tutte le persone "affette per qualunque causa da alienazione mentale". E dopo un periodo di osservazione, i pazienti potevano essere ricoverati definitivamente, e perdevano i diritti civili ed erano iscritti nel casellario penale.
Dunque, si vogliono prevenire i femminicidi con i manicomi? Assurdo!
Non sarebbe più giusto ed onesto incidere sulla cultura cambiandola, partendo dalle scuole dove ancora oggi si trasmette un modello maschiocentrico di società, fino ad arrivare ai media e alla pubblicità, fino ai percorsi formativi degli ordini professionali dove andrebbero previsti corsi obbligatori di aggiornamento anche su questi temi, perché non basta imparare a usare un computer o la normativa sulla privacy quando si ha a che fare con la vita delle persone.
Bisogna imparare a rispettare l’autodeterminazione delle donne perché un No è un No! Non suscettibile di alcuna interpretazione. Il sesso senza consenso è stupro. Sempre.
Paolo Crepet dice: “mettere in guardia sui pericoli dei ‘si’ incondizionati e sull’importanza pedagogica dei ‘no’. “Ci sono individui che non sanno distinguere i sentimenti. Il solo pensare che una donna sia come una motocicletta, una proprietà, non c’entra nulla con l’amore. Continua Crepet, “questa è una concezione medievale. Abbiamo creato delle generazioni che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no”.
La violenza contro le donne per essere sradicata ha bisogno ancora di un lavoro culturale enorme in vari ambiti e settori, e non di manicomi, ghigliottine o patiboli.
Maurizio Maccagnano, sindacalista dissidente dei COBAS P.I. Sanità di Lecce